"Ed ecco la mia vita
Giunta sino all’orlo
Come un vaso d’alabastro
Infrango innanzi a Te
"

Boris Pasternák

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Libertà come normalizzazione dell'odio

Quotidiani, trasmissioni radiofoniche e media in genere, cercano il ‘male’ sotto forma di nemico volta a volta additato dal padrone di turno.
Pare strano, ma, ancora, da che mondo è mondo, i singoli, i popoli e le moltitudini cascano di regola dentro la gigantesca trappola di ritenersi, magari perché in regime 'democratico’, fruitori di un'informazione libera.

Una versione corretta e del tutto oggettiva della storia non è mai esistita, ma, certamente, la possibilità di avvicinarcisi alquanto, c’è: la condizione è cercare la verità più del proprio comodo.
Verità, a cominciare da quella su di sé - che ci può giungere dalle fonti più inaspettate ed umili - purtroppo non fa rima con comodità.
Per stare comodi, gli esseri umani sono disposti ad accettare qualunque manipolazione, qualunque mistificazione.
Lo vediamo già a partire dall’ambiente dove maggiore dovrebbe essere la libertà e la stima reciproca: la famiglia.
Anche qui, come in qualunque raggruppamento, chi detiene determinate leve che ne indicano il potere, soprattutto economico, riesce sistematicamente a gettare discredito e delegittimazione su altri membri, discredito e delegittimazione da cui l’affetto reciproco - che in famiglia ci si dovrebbe portare - dovrebbe -teoricamente - difenderci.
La questione è che, in realtà l’altro di cui asseriamo di aver bisogno, noi ne abbiamo bisogno molto meno di noi stessi e della rassicurazione che lo stato d’inerzia in cui ci compiacciamo di esistere, non venga messo in discussione.
In questi ultimi giorni il circo Barnum della festa del XXV aprile ha evidenziato in maniera massiccia tutto ciò.
Infatti, cercare il fascismo fuori di sé -anziché dentro di sé - come afferma giustamente A. Orsini - impedisce di vedere il liberticidio arrivare da lontano, perché esso sarà già troppo vicino. Il continuo indicare e avvistare nemici da lontano impedisce la cosa essenziale: vedere quanto è già in noi.
Il grande nemico che nessuno sceglie di voler vedere, sollevando qua e là ombre e retoriche obsolete, non sta nel fatto che un tale possa o non possa parlare in TV su determinati argomenti (come se negli ultimi 20 anni - con altri governi - tutti avessero potuto dire tutto), ma quella posizione di menzogna totale e tragica, che, invece, accomuna tutti e pochissimi indicano con coraggio: la guerra.
Oggi la guerra in Ucraina come in Palestina sta forgiando un ‘etica dell’odio che realizza un nuovo e totale spirito liberticida.
Il vero ‘fascismo’ sta nel ritrarre il pensiero, soprattutto quello critico, come il’ nemico’ da cui difendersi.
Lo vediamo dolorosamente in come queste due guerre stiano pretendendo un unanimismo e conformismo, tipici - questo sì - dell’autoritarismo vero e proprio.
Prima di parlare, anche nelle Università, ci “sono molte premesse da fare e, nel nuovo autoritarismo, premettere è giurare” come dice il Prof. Orsini.
‘Giurare’ - per chi non ricordasse - era quanto richiesto ai tempi del Fascio ai docenti e impiegati statali per conservarsi il posto di lavoro.
La cosa che mi aveva convinto della fuffa delle informazioni sulla guerra ucraina, subito al suo inizio, era stata proprio la constatazione che tutti i quotidiani ed i mezzi di informazione, tranne un paio, si fossero messi di colpo tutti insieme a dire la stessa cosa…
Ed essendo la ‘stessa cosa’ l’indiscriminata condanna dei Russi, immediatamente mi scaturì il dubbio che fossero proprio loro ad avere ragione.
Non sono molto giovane e posso affermare che, da quando ho l’uso di ragione, non mi era mai capitata di constatare una simultaneità e concordanza di voci mediatiche di questo tipo. Questo era quanto bastava per far comprendere che la verità stesse esattamente dalla parte opposta al coretto provvidamente messo in piedi.
Nemmeno un parere che riflettesse un minimo di dubbio sulla problematicità delle questioni messe in luce: nulla.
E la problematicità, fonte di dubbi circa la legittimità dello scontro armato, era che la guerra aveva avuto - oggettivamente - dozzine di occasioni perché potesse non scoppiare. Come poi, in questi due assurdissimi anni, non ha mai avuto un motivo valido per continuarla ad oltranza, anche quando i capi di Stato Militari americani stessi dichiarano che non ci sono possibilità di vedere vincere un paese come l’Ucraina.
Come non esiste un motivo al mondo per cui noi si debba spendere la cifra abnorme che stiamo spendendo per le bollette e per la spesa quotidiana al solo scopo di vedere migliaia di giovani costretti dai loro capi malati morire sotto le bombe in Ucraina.
Però la lotta è per la democrazia e il nemico è il ‘fascismo’.
Il vero fascismo - mi permetterei di osservare - è quello per cui il Consiglio Europeo - che tutto dichiara di essere tranne che fascista - il primo Marzo del 2022 su proposta di Borrell e della von der Leyen, ha approvato il regolamento UE 2022/350 che rispetto al precedente (2014/833) compie una vera e propria aggiunta concettuale istituendo una guerra dell’informazione.
Con la nuova norma si adottano misure restrittive contro organi di informazione russa impegnati in attività di propaganda’, intendendo naturalmente ‘propaganda’ tutto quanto viene stabilito in sedi precise, per nulla imparziali.
È vietata la radiodiffusione, ovvero diffondere, agevolare o altro concorso a tal fine, dei contenuti delle persone giuridiche, delle entità o degli organismi da loro allegati che si esprimano sotto forma di trasmissione o distribuzione tramite cavo, satellite, IPTV, servizi internet, piattaforme o applicazioni di condivisione di video su internet riconducibili alla Russia.
“I motori di ricerca, come Google, sono progettati per localizzare e spazzare il contenuto delle pagine web in modo metodico ed automatico.
La cosa divertente - se non fosse tragica - è che chiunque esprima un pensiero autonomo su qualcosa che è anche trattato dai siti russi viene bandito.
La conclusione è che” soltanto la nostra propaganda è obiettiva e qualsiasi informazione critica va giudicata dagli effetti che ha, non da quello che dice”, come afferma Fabio Mini, già comandante NATO della missione KFOR in Kosovo.
Io stessa, nel mio piccolo, nell’autunno 2022 sono stata ‘spazzata via’ da un misero posto di lavoro che avevo trovato (sorvegliante di alunne di una scuola di ballo , in Italia, però messa in piedi da Ucraini) perché qualcuno è andato a rovistare nel miei profili e ha trovato questo piccolo sito dove, da subito, avevo esposto idee e riflessioni in disaccordo con la guerra in Ucraina e - evidentemente - in disaccordo con quanto il diritto al posto di lavoro concede nel nostro regime di ‘libertà’.
Una cosa che non ha ancora finito di lasciarmi basita.
E poi… il pericolo per la democrazia starebbe in ragazzini di quindici anni che escono per qualche metro da un corteo indetto contro le stragi di Gaza…
E ancora… il gruppo parlamentare di cattolici che si ritengono ‘impegnati’, si fa promotore di interrogazioni parlamentari che ‘costringono’ il Ministro degli Interni a lasciar perdere le cose che stava tentando di fare per rimediare, in quanto chiamato a rispondere in aula sui ‘disordini’ arrecati dagli studenti e le ‘minacce’ che rappresentano!
Ammesso che l’idea dell’interrogazione sia di questo sparuto gruppetto di sedicenti ‘moderati’, e non sia stata loro richiesta da coloro che li tengono a guinzaglio in cambio - forse - di una manciata di piccoli favori, la domanda è (sempre che abbiano l’onestà intellettuale di porsela): la minaccia sta nel voler difendere i diritti di donne e bambini brutalmente trucidati dopo altrettante offese alla dignità umana condotte negli apartheid israeliani, o nell’impedire ad un cittadino qualunque di seguire un canale di informazioni (storiche e turistiche nemmeno politiche!) su un Paese, storicamente e culturalmente fondamentale per la storia europea, la Russia?
Canale bloccato e radiato dall’etere in questi giorni.

(immagine: Bulatov - Jumping - 1995 - colored pencil on paper)