"Ed ecco la mia vita
Giunta sino all’orlo
Come un vaso d’alabastro
Infrango innanzi a Te
"

Boris Pasternák


1) la cessazione completa dalla visione di TG e Talk show televisivi - oltre all’ormai diffusissimo voyeurismo cronachistico per cui, della notizia, quello che conta è quanto il sudiciume di chi guarda possa trasferirvi, eliminando come superflua la semplice informazione per cui il servizio nasceva - dove non si fa altro che mettere in scena un teatrino di corali scontatissime condanne senza la minima considerazione per voci alternative, magari, basate su veri fatti di cui noi - da questa parte dei missili Nato - non siamo sufficientemente a conoscenza.

2) Il recupero - peraltro in me mai venuto meno - di stima per il Medioevo con le sue costumanze da "secoli bui". Secoli in cui - essendo noi adesso in Quaresima, ci si pensa con doppia nostalgia - vigeva nientemeno che la sospensione quaresimale da armi e guerre. La Chiesa, dunque, aveva l’autorità di imporre la sospensione di ogni qualsivoglia conflitto in corso, per il semplice fatto che il tempo non essendo nostro, andava riconsiderato sotto la qualifica di ‘penitenziale’ e di purificazione in attesa della Pasqua.

Una piccola nota storica ci dice che nel IV secolo Costantino aveva già ordinato la cessazione delle operazioni militari i venerdì e le domeniche in segno di omaggio a Cristo, che in tali giorni patì e resuscitò, per non distogliere i cristiani dal raccoglimento che si richiede per celebrare questi misteri.
Nel IX secolo la disciplina ecclesiastica dell’occidente esigeva universalmente la sospensione delle armi durante l’intera Quaresima, come risulta dagli atti dell’assemblea di Compiègne, nell’833, e dai concili di Meaux e di Aquisgrana, stessa epoca.
Le istruzioni di papa san Nicolò ai Bulgari esprimono lo stesso pensiero; e da una lettera di san Gregorio VII a Desiderio abate di Montecassino, risulta che tale norma era ancora rispettata nell’XI secolo.
In Inghilterra sussiste nel XII secolo come ci informa Guglielmo da Malmesbury, scrivendo delle due armate schierate frontalmente: una dell’imperatrice Matilde, contessa di Angiò e figlia del re Enrico, l’altra di re Stefano di Boulogne, le quali nel 1143 stavano per cozzare a causa della successione alla corona.
Con la Tregua di Dio, mutuata dalle esigenze quaresimali, - ci dice Don Guéranger - la Chiesa riuscì, nell’XI secolo, ad arrestare in tutta Europa lo spargimento del sangue, col sospendere l’uso delle armi quattro giorni ogni settimana, dal mercoledì sera al lunedì mattina, per tutta la durata dell’anno. Tale regolamento non era che l’estensione ad ogni settimana dell’anno di quella disciplina, in virtù della quale rimaneva sospesa in Quaresima ogni azione militare.
Era così che la società cristiana risentiva, anche a livello di vita privata e civile, la salutare influenza dell’anno liturgico con le sue stagioni e le sue feste, per inserirvi le proprie istituzioni.
Infine, un ulteriore disincanto e fastidio per me su quello che, in fondo, soggiace a tutta la pretesa ‘liberazione’ ucraina: basta alzare gli occhi e scorgere le parole “NO-WAR” ben impresse su stendardi e bandiere a strisce arcobaleno.
Il nesso dov’è?
Con la pace o piuttosto con le schiere omosessuali che si sono accaparrate un fenomeno tanto bello, come i colori dell’iride dopo la pioggia, per farne un simbolo di resa personale e pretesa sull’umanità tutta intera?
Mi piace citare qui, come la riporta un comunicato ANSA, di questi giorni, la lettera del Patriarca di Mosca, Kirill, alle chiese del Wcc.
“Questo conflitto non è iniziato oggi. Sono fermamente convinto che i suoi promotori non siano i popoli di Russia e Ucraina che sono uniti da fede, santi e preghiere comuni e condividono un destino storico comune.
Le origini del confronto risiedono nei rapporti tra Occidente e Russia.
Negli anni ’90 alla Russia era stato promesso che la sua sicurezza e dignità sarebbero state rispettate, ma, anno dopo anno, mese dopo mese, gli Stati membri della Nato, hanno rafforzato la loro presenza militare, ignorando le preoccupazioni della Russia”.
Il Patriarca di Mosca non si imbarazza a difendere la guerra di Putin in risposta ad una lettera in cui l’organizzazione delle chiese cristiane gli aveva chiesto di intercedere con Mosca per la fine del conflitto con l’Ucraina.
Riferendosi sempre ai paesi Nato, il Patriarca ortodosso dice che hanno cercato di rendere nemici popoli fraterni, russi ed ucraini.
"Non hanno risparmiato sforzi, né fondi per inondare l’Ucraina di armi e istruttori di guerra. Tuttavia, la cosa peggiore non sono solo le armi, ma il tentativo di ‘rieducare’, di trasformare mentalmente gli ucraini ed i russi, che vivono in Ucraina, in nemici della Russia".
E prosegue: "Già nel 2014, quando il sangue veniva versato a Maidan, e a Kiev ci furono le prime vittime, il Wcc espresse la sua preoccupazione.
Fu allora che scoppiò un conflitto armato nella regione del Donbass, la cui popolazione difendeva il diritto a parlare la lingua russa, chiedendo il rispetto della propria tradizione storica e culturale. Le loro voci rimasero inascoltate, così come migliaia di vittime tra la popolazione del Donbass sono passate inosservate agli occhi del ondo occidentale.
Questo tragico conflitto è diventato padre della strategia geopolitica su larga scala volta, in primo luogo, ad indebolire la Russia.
Ed ora i leader occidentali stanno imponendo sanzioni economiche alla Russia, tali che saranno dannose per tutti.
Rendono così palesi le loro intenzioni: portare sofferenze non solo ai leader politici o militari russi, ma in particolare al popolo russo. La russofobia si sta diffondendo nel mondo occidentale con un ritmo impressionante", conclude Kirill auspicando che il Consiglio ecumenico delle Chiese possa rimanere una piattaforma per un dialogo imparziale, libero da preferenze politiche e da un approccio unilaterale.
E ce lo auguriamo anche noi.