"Ed ecco la mia vita
Giunta sino all’orlo
Come un vaso d’alabastro
Infrango innanzi a Te
"

Boris Pasternák

Le K sparse un po’ qua e là sono mie e sono - ricordando le scritte sui muri della mia gioventù - una memoria postsessantottina, forse l’unica che posso condividere. Ma ci stanno di brutto.

da I FALO’ DELL’IPOCRISIA

Già a metà degli anni Ottanta del Novecento, tedeschi e francesi cercarono di costituire un primo nucleo di esercito europeo che avrebbe poi dovuto allargarsi agli altri paesi del vecchio Continente.
Ma gli amerikani imposero il loro NIET: "Che bisogno c’è di un esercito europeo quando già esiste la Nato?"
Ma, da allora è diventato sempre più evidente che la Nato è lo strumento con cui gli amerikani tengono in stato di minorità l’Europa, in tutti i sensi: militare, politico economico ed infine anche culturale.
Dopo la caduta del Muro, gli interessi amerikani ed europei, non solo non convergono più, ma divergono in modo pesante.
Gli amerikani, col paravento della Nato, approfittando della momentanea scomparsa della Russi dalla scena geopolitica internazionale, ci hanno trascinato in guerre sanguinarie e disastrose, non solo direttamente per i paesi aggrediti Serbia 1999, Iraq 2003, Libia 2011, ma indirettamente per l’Europa che ne ha subito le conseguenze. Dal punto di vista economico gli amerikani sono competitors sleali e pericolosi.
Mentre l’Europa sotto la guida della Merkel praticava una politica di austerità per evitare deflagrazioni inflazionistiche, l’Amerika allargava a dismisura il credito provocando la crisi di Lehman & Brothers, 2008, che ha investito in pieno il Vecchio Continente, cosa di cui stiamo ancora pagando le conseguenze oggi.
Il debito delle famiglie amerikane ammonta a 15,5 trilioni di dollari. Come se ciò non bastasse Biden ha immesso sul mercato altri 1200 miliardi ‘per rifare il Paese’, il suo, perché questa montagna di credito inesigibile finirà per abbattersi in un futuro non molto remoto su tutti i Paesi a loro economicamente e finanziariamente legati, provocando una crisi, rispetto alla quale quella del 2008, sembrerà un sorbetto al limone di fronte ad una colata di whisky. Noi avevamo con l’Iran degli ayatollah, attraverso Eni, ottimi rapporti. Non è dato sapere per quale motivo dobbiamo sacrificarli solo perché l’Iran è visto come fumo negli occhi dagli Stati Uniti in funzione del loro.
Gli amerikani hanno proibito all’Italia, e non solo all’Italia, non si capisce in base a quale legge che non sia la prepotenza, di avere scambi commerciali con l’Iran, in favore del loro grande alleato, ma sarebbe più corretto dire ’quinta colonna’, nella regione: Israele.
E quando il nostro Ministro degli esteri ha aperto agli scambi commerciali con la Cina (la ‘via della seta’), un mercato enorme e per noi particolarmente interessante, il buon Di Maio è stato sommerso non solo dalla disapprovazione della stampa internazionale, che gli Usa tengono saldamente in mano, ma anche da quella soccombista italiana.
Se come dice Zelensky l’intenzione di Putin è cancellare l’Ucraina dalle mappe, egualmente lo stesso Zelensky sta cercando di cancellare la cultura russa, il suo ricordo, dal vecchio Continente.
Il governo di Kiev ha proibito ai ballerini ucraini di danzare ‘Il lago dei cigni’ di Cajkovskij al comunale di Como, al comunale di Ferrara, alla Tuscany Hall di Firenze, al teatro Rossini di Trieste, al comunale di Lonigo.
Così spiega Natalia Iordanov, direttrice dell’Ukrainian Classical Ballet: "Uno dopo gli altri i nostri ballerini sono stati contattati dalle direzioni dei rispettivi teatri e si son sentiti dire: Visto che la Russia sta compiendo un massacro, non potete mettere in scena le opere di autori russi, altrimenti saremo costretti a licenziarvi e potreste pure essere arrestati per tradimento".
Sembrerebbero direttive vagamente naziste quando il ministro ucraino Tkachenko non si perita di dire: "La Russia usa la sua cultura, anche del passato, balletto compreso, come strumento di propaganda; quindi, quella cultura va messa al bando”.
Zelensky spalleggiato dagli Usa pretende di proibire all’Europa di usufruire del gas russo, lui però non vi rinuncia e nemmeno al miliardo e mezzo di euro l’anno di diritti di transito del gasdotto russo ucraino.
L’agenda politica che il medesimo attore da quattro soldi, una volta eletto presidente, vorrebbe imporre alla UE è la stessa degli amerikani per i quali la questione è, con tutta evidenza, un pretesto per indebolire il nemico di sempre e nel contempo rimettere in riga l’Europa che negli ultimi anni, dalla famosa affermazione della Merkel ("Gli amerikani non sono più i nostri amici di un tempo, dobbiamo imparare a difenderci da soli") aveva manifestato segni di insofferenza non solo neo confronti della Nato, ma anche proprio degli Sati Uniti, e in definitiva dello stesso ‘atlantismo’. Insomma, Zelensky, consapevole o no, altro non è che un pupazzo nelle mani degli Stati Uniti.