"Ed ecco la mia vita
Giunta sino all’orlo
Come un vaso d’alabastro
Infrango innanzi a Te
"

Boris Pasternák

In fila, dietro me, nella lentissima coda alla cassa  per pagare.
In quel grande magazzino le addette cassa non si agitavano.
Con lentezza inesorabile staccavano antitaccheggi e battevano i numeri dei cartellini.
I nostri sguardi si sono incontrati per un veloce attimo durante l’attesa.
Io con in mano un paio di pantaloni, lei un minuscolo abitino senza maniche bianco.
Null’altro che un abitino taglia sei mesi.
Ci siamo rivolte un sorriso di reciproca compassione: trovarci in stand by in quel luogo.
Poi la fila, di colpo, si è mossa.
Toccava a me.
La cassiera aveva la mano già sul mio acquisto.
Io mi tiro indietro e rivolta all’indietro dico: "Vuol passare, prego?"
La cassiera d’un tratto era "l’uomo della Chevron / che con la pompa in mano e con il tappo nel guanto / mi guardava stupito chiedendomi ‘quanto’?"
"Tanto che a Lodi / non c’arrivo mai…" diceva Vecchioni tempo fa, e io, anche se passo alla cassa, non vado molto lontano lo stesso.
Però, lei con il collo bloccato da un’artrosi infausta, le ballerine blu ed un sorriso stanco sotto il grigio alla garçonne, aveva il privilegio dell’età.
L’ho fatta passare perché anziana.
E per quel vestitino bianco, stretto con tanto affetto tra le mani.
Tra nonne…