"Ed ecco la mia vita
Giunta sino all’orlo
Come un vaso d’alabastro
Infrango innanzi a Te
"

Boris Pasternák

La mia home page di oggi prevede semplicemente un’altra citazione da un altro personaggio molto più titolato di me a parlare del brutto momento che stiamo vivendo a causa della guerra in Ucraina, ma poi… titolando con questo titolo…ironia della sorte o forse subliminali connessioni freudiane, eccomi in pista. Sì, il ‘ballo’ ultimamente è entrato nella mia personale storia di cittadina che spera ardentemente la guerra e la menzogna ad essa correlata termini. Perché per aver scritto queste cose e - orgogliosamente - ripetute, sono stata ‘espulsa’ nel più perfetto stile KGB anni ’70, da un luogo di lavoro a me propostomi e caldamente raccomandatomi di accettare. Ha a che vedere con la dirigenza - che strano… - ucraina di un ‘Accademia di Ballo qui in Italia. Per l‘ingenuità imperdonabile di qualcuno mi era stato offerto di seguire, come tutor, alcune giovani iscritte a codesta scuola. Poi, pur non avendo social, sono comunque stata identificata da questo mio mitico modestissimo sito e, nel giro di pochi giorni, ‘espulsa’ come persona non gradita.
Ed eccoci qua a proporre alcune sagge considerazioni tratte da un articolo di Massimo Fini sul concetto di ‘imperialismo’.
Un’ultima cosa… se balliamo, cerchiamo di ballare da soli, non di farci far ballare dagli amerikraini.
"Si può dire che, sia pure con un po’ di approssimazione, l’imperialismo moderno di marca prima yankee e poi occidentale, nasca nel 1946 in Giappone, quando gli americani imposero all’imperatore nipponico di ‘dedivinizzarsi’, cioè di ammettere di non essere l’incarnazione vivente di un dio.
La premessa è che quella occidentale (anche se il concetto stesso di Occidente è molto dubbio, perché USA ed Europa non sono la stessa cosa) è la ‘cultura superiore’ che ha il diritto, anzi il dovere, di omologare a sé tutte le altre, concetto estraneo agli imperialismi delle altre età.
I Romani furono certamente un popolo imperialista e conquistatore, ma non imposero mai i loro valori ai popoli che sottomettevano, gli bastava che pagassero le tasse, cioè che li rifornissero di frumento.
Erodoto dice le peggiori cose dei Persiani, barbari e crudeli, ma mai si sognerebbe di imporre loro i valori e costumi greci: i Greci sono greci e i Persiani sono persiani.
Sul piano dei valori e dei costumi ognuno resta liberamente a casa propria.
Anche il colonialismo europeo non aveva l’ambizione di cambiare i valori e i costumi degli indigeni, si contentava di rapinare materie prime, ma non pretendeva di cambiare la vita, la socialità e nemmeno l’economia degli autoctoni che continuavano a vivere come avevano sempre vissuto, a volte prosperato, per secoli e millenni, cioè con un’economia ‘di sussistenza’. Autoproduzione ed autoconsumo.
Con l’imperialismo ‘moderno’ cambia tutto per le ragioni cosiddette etiche di cui sopra, sia anche adesso soprattutto economiche che hanno stravolto quelle popolazioni provocando quelle migrazioni bibliche che oggi tanto ci spaventano. Ma l’industrialismo moderno, come direbbe Pasolini, è alla perenne ricerca di nuovi mercati perché i propri sono saturi.
Per cui bisogna vendere anche ai poveri, e occorre integrarli nel nostro modello dove non possono che essere i perdenti e gli ultimi. Tempo fa i sette Paesi più poveri del mondo, con alla testa il Benin, chiesero in contemporanea ad un summit del G7: ‘per favore, non aiutateci più’.
La questione è che imperialismo economico e imperialismo culturale vanno a braccetto."

(Massimo Fini)


"Preferiamo la pace o i condizionatori accesi?” ci chiese quel fenomeno di Draghi il 7 Aprile.
Spegneremo i climatizzatori e, purtroppo, anche i termosifoni, prepariamoci.
Di pace e diplomazia non si parla più.