"Ed ecco la mia vita
Giunta sino all’orlo
Come un vaso d’alabastro
Infrango innanzi a Te
"

Boris Pasternák

Donna e Nuovo ordine Mondiale                              

dall’Introduzione di J .Ratzinger
a  “Il Vangelo di fronte al disordine mondiale”
M.Schooyans, Paris 1997

(…)
Nel XX secolo la fede nel progresso, che nel XIX secolo era ancora un generico ottimismo nella marcia trionfale delle scienze, ha assunto una connotazione politica. Da una parte ci sono stati i sistemi orientati in senso marxista che promettevano il raggiungimento dell’agognato regno dell’uomo attraverso la via dell’ideologia a loro propria che ne ha visto il fallimento in maniera clamorosa.
Dall’altra parte ci sono tentativi di costruire il futuro che più o meno attingono al patrimonio delle tradizioni liberali. Questi sforzi stanno assumendo una configurazione sempre più definita, che va sotto il nome di “Nuovo Ordine Mondiale; sono in gran parte collegati all’ONU le cui conferenze internazionali, in particolare quelle del Cairo e di Pechino, lasciano trasparire una vera e propria filosofia dell’uomo ‘nuovo’ e del mondo ‘nuovo’ e al tempo stesso tracciano la via per arrivarci.
Una filosofia di questo tipo non ha più la carica utopistica che caratterizzava il ‘sogno’ marxista, essa è, al contrario, molto realistica e pretende fissare i limiti del benessere a partire dai ‘limiti’ dei mezzi disponibili, senza farsi troppe domande e problemi. Raccomanda per esempio di non rimediare a situazioni in cui non c’è da sperare né produttività né qualità della vita. Questa filosofia inoltre, non si aspetta più che gli uomini, abituati ormai alla ricchezza ed al benessere siano pronti a fare sostanziali rinunce, bensì propone delle strategie che possano ridurre il numero dei commensali alla tavola dell’umanità, affinché non venga intaccata almeno la felicità di quelli che pensano a loro modo di averla raggiunta. La peculiarità di questa nuova antropologia diventa palese soprattutto nell’IMMAGINE DELLA DONNA, nell’ideologia del Women’s empowerment, nata dalla conferenza di Pechino.
Lo scopo è quello della piena autorealizzazione della donna che viene intralciato soprattutto dalla famiglia e dalla maternità. Per questo la donna dovrebbe essere liberata in modo particolare da ciò che le è proprio e la caratterizza.
Come donna, in sostanza, viene chiamata ad annullarsi di fronte alla Gender equity and equality, cioè di fronte ad un essere umano indistinto ed uniforme, nella vita del quale la sessualità non ha altro senso se non quello di una droga voluttuosa di cui si può far uso nei modi più vari.
Nella paura della maternità che si è impadronita di una gran parte dei nostri contemporanei entra sicuramente in gioco qualcosa di più profondo: l’altro è sempre, in fin dei conti, un concorrente che mi priva di una parte della mia vita, una minaccia per il mio io e per il suo libero sviluppo. Non esiste più una ‘filosofia dell’amore’ bensì soltanto ‘una filosofia dell’egoismo’. Il fatto che donandomi io possa arricchirmi, che a partire dall’altro e attraverso il mio essere per l’altro possa davvero trovare anche proprio me stesso: tutto questo viene rifiutato come un inganno da idealisti.
Ma proprio così noi uomini veniamo ingannati: poiché nel momento in cui viene dissuaso dall’amore, in ultima analisi l’uomo viene dissuaso dall’essere uomo.
Con il progredire dello sviluppo di una nuova immagine di mondo ‘nuovo’, si giunge così ad un punto in cui il cristiano ha il dovere di opporsi. Non solo lui, ma in ogni caso lui.
Schooyans in contrasto con la ‘nuova antropologia’ propone i tratti fondamentali dell’immagine cristiana dell’uomo, per applicarli poi in maniera molto concreta ai grandi problemi del futuro ‘ordine mondiale’ (in particolare i capp X-XII). Fornisce un contenuto concreto, politicamente realistico e realizzabile dell’idea così spesso espressa da Giovanni Paolo II, di una civiltà dell’amore.