"Ed ecco la mia vita
Giunta sino all’orlo
Come un vaso d’alabastro
Infrango innanzi a Te
"

Boris Pasternák

Chiacchierando con  Galli della Loggia

Stavo leggendo il Corriere quando mi sono imbattuta nella solita e ormai strapubblicata  fotografia del Presidente della regione semisdraiato sul letto al Salone del Mobile.
Quello che mi colpiva osservando la paginata del Corriere era il senso di accettazione dell’ impotenza che trasudava da  quelle righe stampate con il loro ormai trito correlato fotografico utile solo a sbandierare, malinconicamente  per chi ha ancora un cuore, l’impossibilità di ‘cambiare’.

Il ‘cambiamento’ forse visto soltanto in chiave strettamente partitica.
Ma sia pure a livello puramente partitico, come non immalinconirsi se pensiamo alla misera figura fatta pochissimi giorni fa dalle opposizioni con la loro mozione di sfiducia al Presidente , mozione da cui lo stesso presentatore  si faceva registrare ’distratto’ da impegni balneari?
Ma ciò che colpisce e intristisce sono le ‘invettive’ che Formigoni lancia al mondo qualificando se stesso come oggetto di un ‘complotto’ politico ben preciso ordito da sinistra e dal PCI e, quando dalle opposizioni si sente rispondere che il PCI non esiste più, lui insiste nel dire che esiste ancora in modo strisciante… Ma non è possibile che il tragico errore sia proprio tutto qui? Nell’ostinarsi a individuare in un blocco politico di tipo ideologico quello che in realtà ormai è esclusivamente un problema di gestione della camera dei bottoni dove l’aspetto di una reale alternativa , soprattutto da parte dei cosiddetti cristiani, non può non partire da un riconoscimento che il problema vero e fondamentale è una ‘secolarizzazione’, distruttiva di qualunque etica, propugnata a sinistra una volta, e, ormai, ampiamente realizzata al centro, a destra e ovunque?
Che IL PROBLEMA è-come diceva Sposetti alla Camera rivolto ai suoi ‘compagni’- quello di ‘una storia, di valori a cui credere’?
Ma che è impossibile, ormai, avere dei ‘valori’?
Ho messo mano ad alcuni òibri di Baget Bozzo il quale dopo Tangentopoli si infilerà nelle fila di Berlusconi e, con lui, per questo ne parlo,  un bel gruppo di cattolici’ a me vicini che tutt’ora milita nel PdL, Formigoni- appunto-uno di questi..
Il più noto, forse.
Sto rileggendo qs cose di Baget Bozzo proprio per tentare di spiegarmi un po’ di più cosa sia frullato nella testa di mio marito e di altri come lui che hanno dato la loro adesione al PdL , prima Forza Italia, senza rendersi conto cosa ci fosse realmente in gioco.
Sì lo spauracchio del comunismo, quello agiva ancora da deterrente in quegli anni, forse ma che non fa paura a nessuno e invece  detta cavalcandole come sue, le categorie di una secolarizzazione inconsapevole e talora pateticamente strumentale a interessi tecnocratici esclusivamente lobbistici.
(E ora, rileggendo, non posso non sentirmi un profeta dei poveri, forse, ma profeta: basta guardare alla conclusione di questo Governo di ‘sinistra’ in cui, in mezzo ai più totali scandali e fallimenti-per esempio la vicenda delle Banche-viene sbandierato come successo legislativo quello ottenuto nel campo dei ‘diritti civili’, ossia aver fatto passare due leggi  preoccupanti  per la persona e la sua dignità :quella sulle unioni civili che massacra la cosciena di un popolo sulla sua realtàcositutiva, la famiglia, e quella sul Testamento biologico, foriera di eutanasia).
In mezzo , al solito, i cristiani, come detentori di un ‘prestigio’ umano -.come diceva Baget Bozzo-, anche se l’influenza morale della Chiesa nella società o quella dottrinale della medesima sul pensiero degli stessi cattolici, sono scarsissime.
Ma Baget Bozzo e- a mio parere-mio marito e consociati, erano affetti da quella lettura del fatto ‘etico’ assolutamente contraria a quanto per esempio Ratzinger  in Caritas in Veritate, esprime al riguardo.
Cioè erano convinti che “vi è un bisogno di un pensiero sulla realtà sociale e culturale del paese che non sia un’esercitazione di moralisti”.
In  un certo senso concordo con  Baget Bozzo  e i cattolici che ne condividevano le tesi,  quando quando attribuiva alla Chiesa la perdita del “suo popolo  perché parla soltanto con direttive non motivate , usando argomenti non convincenti e predicando un ‘obbedienza alle leggi fine a se stessa”.
E aveva ancora ragione nel dire che “trattati come minorenni , i cattolici, divengono parte della parte spoliticizzata del paese, se fanno scelte personali essi le situano solo sul piano sociale ed assistenziale. La Caritas o le comunità terapeutiche sono il punto di massimo incontro tra l’iniziativa dei cattolici e la società: le opere divengono motivazioni a se stesse, giustificano il continuare a credere: non è la fede a motivare le opere, ma sono le opere a motivare la fede” (G.Baget.Bozzo su Republica il 18/4/’90):
Attitudine che, però–osservando quanto i ‘movimenti’ religiosamente impegnati danno da vedere oggi- non pare sia mai andata perduta.
In realtà l’eredità bagettiana di proporre l’appartenenza ad un’area ‘laica’ e ‘antimoralista’ , nonché socialisteggiante, individuatone il garante in Berlusconi…
inquietaMa è veramente inquietante pensare che un sacerdote ( e quanti ‘cristiani’ con lui!)dovesse ritenere la ‘morale’ predicata dalla Chiesa proprio ciò che la limita  un ‘ipotesi di impegno politico.
Perché mai la genesi della politica non può coincidere con la genesi della moralità?
Ovvero il contrario?
Le ‘formule moralistiche’ ,e pertanto ‘perdenti’, di cui parla Baget Bozzo  avrebbero presa  solo sui postcomunisti e sui  i sentimentali religiosi, perché, sostiene, essi sono in cerca NON DI RISULTATI, MA DI SENSO DI INNOCENZA
Ma perché mai queste due cose dovrebbero essere in contrasto?
E’ esattamente quello che dice il Papa quando sostiene che la gratuità non viene ‘dopo’ l’azione politica od economica, come coronamento esteriore, a mo’ di decorazione sovrapposta.
Al contrario-sostiene Benedetto XVI- la gratuità, cioè una posizione ETICA , capace quindi di far scegliere il bene oggettivo rispetto a quello puramente  soggettivo, non viene ‘dopo’!
Anzi  è essa stessa  necessaria proprio DURANTE l’azione politica od economica, come suo carattere costitutivo e qualificante.
E poi via con la presa di posizione contro chi, a differenza dei suoi amici pdiellini non crede nel ‘nuovo’.
La sua amicizia così stretta con i ‘politici’ di area ciellina, mi porta a pensare che in lui ci fosse un sincero bisogno di’ aiutare’ le compagini cattoliche ad una ‘purificazione’ della fede.
Ma come?
‘Liberandole’ dai tabù moralistici che  per lui –probabilmente, anzi certamente- erano stati la condicio sine qua non del suo vivere la fede cattolico romana.