Finalmente Vacanze (per chi può)
Riempita in qualche modo una valigia, chiuso il gas e la chiave dell’acqua, anche per coloro che pensavano di non farcela nemmeno quest’anno, giunge il fatidico momento di serrare la porta e concedersi qualche giorno di vacanza.
È il momento in cui si cede alla voglia di ‘staccare’, di andare ‘via’.
Chiudere quella porta, immaginarsi già su un treno che sfreccia verso un altrove, sognare di stare dove pensieri e contraddizioni - almeno per un po’- non esistano più.
È il gesto, questo di chiudersi la porta e il tran tran di tutto un anno dietro le spalle, che per me, quando attorno c’era una famiglia, per tante estati, è stato abituale.
Amichevolmente abituale.
Amichevole e abituale pure, da quando esiste questo sito e i suoi circa 700 - qualcuno più, forse - lettori, rivolgere a tutti un saluto, l’augurio di buone vacanze e un arrivederci a settembre.
Ma quest’anno questa porta di casa si chiude con uno strano cigolìo che non significa nulla di buono.
Si chiude a fatica perchè quello che si vorrebbe lasciare dietro di essa, non riesce ad essere accantonato.
La mente e il cuore non se la sentono di chiamare vacanza, distrazione, riposo, riuscire ad andarsene finalmente via, quando troppe cose non vanno in vacanza, non si possono mettere di lato, accantonare.
Girando la chiave nella serratura, stavolta si sente il boato di un intero pianerottolo che crolla a Scampìa, con il suo carico di 14 vite umane che franano sui pianerottoli sottostanti e ci regalano immagini di ordinario degrado. Degrado e sfascio abitativo non solo conseguenza del crollo.
Per gli abitanti della Vela azzurra, anche se ancora vivi, nessuna vacanza, tornando a casa li dentro, quando ci torneranno.
L’altro rumore non solo della chiave è quello che dietro la porta vorresti serrare, ma, serrando non puoi cancellare: quello di esplosioni e spari e le immagini di distruzione di interi Paesi massacrati dalla follia umana, in Ucraina e Gaza.
Per la gente che lì muore e, se non muore, si affanna a recuperare un po’d’acqua e medicinali, nessuna vacanza.
Chiusa la chiavetta del gas e dell’acqua, impossibile chiudere il rubinetto delle parole criminali fatte uscire a ruota libera dalla bocca di un assassino che, al Congresso americano, rivendica la sua pulizia etnica, la riduzione a marmellata di migliaia di innocenti tra cui infiniti bambini, e si vanta proprio per questo, per le due mani che grondano sangue, di stare conducendo “la battaglia della civiltà contro l’inciviltà”, ma, ancor più, rimbombano, violente come le raffiche sparate sui loro simili inerti, gli applausi vili e inqualificabili di chi lo ascolta, e si alza pure in piedi per onorarlo.
Chiudiamo pure gli scuri alle finestre, ma, ecco… non si possono oscurare le immagini di quel poveretto che - convinto di essere un vero uomo politico - sospinto da altri, che se ne stanno nell’ombra, a fare da referente del popolo (o quel che ne resta) ciellino, si avanza a piazza Montecitorio, catturato da qualche telecamera, intanto che il suo cosiddetto partito vede veleggiare un pezzo dietro l’altro la propria dirigenza in galera.
E ripensi a tutto il marasma di solo dodici anni fa, con le vicende processuali e relative condanne per corruzione dei suoi ‘amici’ e ‘sponsor’, come totalmente inutile. Vedendolo passeggiare con il suo sparuto seguito, geniali compagni di strategie del nulla, ti tocca ammettere tra te e te: che pena infinita. Cosa ci vorrebbe a certa gente per imparare qualcosa? Per rispettare le spinte ideali di coloro che li votano, sperando in chissà che cambiamento, e poi se li ritrovano regolarmente a accomunati con personaggi di dubbia eticità, tutti intenti solo ad arrancare dietro (sopra non gliela farebbero mai) il carro dei vincitori, di chi “sta al governo”, non perché dica il giusto (o il meno sbagliato), ma solo perché ci sta, senza mai un’idea, un progetto proprio, bramosi solo di raccattare le briciole, da qualunque parte piovano, del magna magna generale?
Poi, mentre finalmente ‘sta porta si chiude, e la fatica di tirar su il valigione ti rammenta che non sei più così giovane e atletica, entri in ascensore e premi il tasto zero, e lì capisci che stai andando via da sola perché ancora ce la fai. Ma ti appare la signora ottantaquattrenne di cui hai letto incredula nel trafiletto di giornale, e ti sussurra: ”Ma credi proprio che esista una vacanza da tutto questo marcio ?”, Vedi lei, la signora che non aveva né energia fisica né mezzi per partirsene qualche giorno pure lei, mentre, sorridendo mestamente, ti dice ”buone vacanze io muoio".
Morta di stenti, abbandonata in casa da sola, perché la figlia se ne era andata al mare coi nipoti in Abruzzo.
Quando l’ascensore arriva al piano terra, ormai sono certa: quest’anno, se pure ci proverò, di vacanze non se ne parla.
Almeno per me.
Le auguro serene a tutti voi, se ci riuscirete.
(immagine: Serata d'estate sulla spiaggia di Skagen - P. S. Krøyer)