"Ed ecco la mia vita
Giunta sino all’orlo
Come un vaso d’alabastro
Infrango innanzi a Te"
Boris Pasternák
Inizi (seguiranno altri) di riflessione su anni dedicati e ormai trascorsi, visti attraverso il filtro degli accadimenti dell’ultimo quinquennio.
In Nero quanto affermato a noi dei tempi andati da Don Giussani.
In Rosso quanto, perfettamente descritto da Ratzinger, mai ci ha insegnato a praticare come condizione indispensabile per non scoppiare come cicala a fine stagione.
Un grande intellettuale, sacerdote, del secolo passato, don Giuseppe de Luca affermava : "A chi fugge dal Dio vero, tutto diviene un dio falso" o ancora , citando il Febvre : "Ciò che un uomo crede non è di poca o privata rilevanza, credendo l'uomo sempre in qualcosa, magari credendo di non credere. Il meno credulo degli uomini , infatti ,a parer nostro, deve considerarsi il credente cattolico".
Questo giudizio sul fatto che la fede cristiana, cattolica in particolare, consenta -contrariamente a tutta la qualunquistica visione degli contemporanei- una lucidità critica di visione delle cose a me ricorda moltissimo i giudizi di don Giussani.
La sua idea di Fede.
Addirittura la sua fondazione in età giovanile dello "Studium Christi".
Quello che colpisce è che il 22 maggio scorso Mons.Georg Ganswein, ordinando ventisette nuovi sacerdoti nella Basilica di Sant'Eugenio a Roma abbia sentito il dovere di rivolgere loro questo ammonimento ed, al contemppo, augurio: "Il sacerdote non è un funzionario di un un'istituzione: Dio si serve di un uomo, quale ognuno di noi è, per esserci, e operare per noi attraverso di lui".
(Consiglio per una lettura estiva)
La riscoperta di chi volevamo essere attraverso le parole di un compagno di classe,
divenuto illustre, di don Luigi Giussani
Dopo il Concilio Vaticano II si è stati portati a pensare che tutto ciò che era stato detto prima della riforma liturgica fosse di colpo diventato caduco. Ciò aveva contribuito alla completa scomparsa della devozione al sacro Cuore di Gesù.
L’enciclica Haurietis aquas (15 maggio 1956) sviluppava invece un’antropologia ed una teologia della corporeità nella quale si individua il fondamento filosofico ed anche psicologico del culto del sacro Cuore, oggi così demodé: il corpo non è esterno allo spirito, è bensì l’autoaffermazione di esso, la sua immagine.
Era il 1971.
I Led Zeppelin lanciavano nell’Universo la loro mitica canzone.
Al ritmo del rock risuonava potente: “C’è una signora che è sicura che sia oro tutto quello che luccica”!
Tra le Cicale ci sta anche un racconto che ci veniva fatto a lezione e che, sui nostri quadernini di appunti di Teologia fondamentale suonava quasi come una possibilità di ‘fare la comunione’ recitando la disperazione.
Quella disperazione -che il maestro di chi parlava a noi negli anni ’80, in realtà non ha mai mascherato- , ma svolto con impareggiabile competenza e amore . Come faceva cioè Giovanni Colombo, nel 1937.
Una (sia pur piccola) cicala scoppiata.
L’interpretazione accuratamente annotata sul quadernino degli appunti al Corso di teologia I tenuto da L. Giussani e contenuta nella nostra memoria storica, confrontata con l'interpretazione corretta presentata da illustri musicologi, del
Assemblea ‘Responsabili’ 25-1-1995 seconda parte
(Dove si colgono funambolici equilibrismi - in specie da parte del Ciu-en-lai dei poveri che presiede - per far apparire posizioni, fondamentalmente diverse, come una unica-col “consenso /non dissenso” del Grande Capo)
Chiede la parola A. SIMONE.
SEGUIRE FORMIGONI
Assemblea ‘Responsabili’ 25 Gennaio 1995
Esplicitazioni pratiche del cul de sac
(Tentativi giussaniani di comprendere cosa stessero facendo i ‘politici’ di CL e di dar loro delle linee operative)
Siamo al 21 Dicembre 1994.
Assemblea ‘Responsabili’ 21 Dicembre 1994
Il problema del ‘messaggio cristiano’, in quanto messaggio da calarsi nel mondo, diventa tout court , problema di ‘metodo’.
Ormai il CONTENUTO del messaggio cristiano diviene secondario rispetto al ‘METODO’, “ché-si dice nella sintesi dell’assemblea responsabili tenuta in questa data- se il metodo è sbagliato, la domanda sul ‘che cosa’ da annunciare non sarà la risposta giusta”.