Giudizio di valore ovvero l'esperienza di un incubo
Una (sia pur piccola) cicala scoppiata.
L’interpretazione accuratamente annotata sul quadernino degli appunti al Corso di teologia I tenuto da L. Giussani e contenuta nella nostra memoria storica, confrontata con l'interpretazione corretta presentata da illustri musicologi, del
PRELUDIO OP.28 N.15
(La Goccia)
Di nessuno dei Preludi si è tanto scritto quanto del n.15 in Re bemolle maggiore, e non perché sia il più lungo, ma perché è il più legato ad un famoso episodio narrato da George Sand nell'Histoire de ma vie.
Scrive la romanziera che, dovendosi recare a Valldemosa a Palma, partì di buon mattino con i figli, lasciando a casa, alla Certosa, Chopin di eccellente umore.
In seguito, il tempo cambiò e diluviò più che non piovve.
Per loro si creò una situazione pericolosa per cui non poterono rientrare che in piena notte, preoccupati tra l’altro dell’ansia che il musicista doveva provare per la loro sorte, con un tempo simile ed un'assenza così prolungata.
Egli di fatto, sedeva come annichilito al pianoforte, e, quando li vide entrare, urlò con faccia stralunata: ”Ah! Lo sapevo bene che eravate tutti morti”!
Riavutosi, raccontò che, persa ad un certo punto cognizione della realtà, si era visto annegato in mezzo ad un lago, mentre pesanti gocce d’acqua gelida gli cadevano ritmate sul petto.
A questo punto George Sand osservò che davvero si sentiva il gocciolare ritmato della pioggia sul tetto della cella, e che la musica che , in quel cupo frangente, Chopin aveva composto, era ben piena delle gocce che cadevano così insistentemente.
Che Chopin improvvisasse effettivamente musica sotto l'impulso di impressioni drammatiche e allucinanti lo scrive la Sand ed Eigeldinger precisa che nell'esemplare in uso dell’allieva del Maestro, Zofia Rosengardt, Chopin abbia scritto di suo pugno Deszczowy, piovoso, ritenendo che questo particolare confermi l’identificazione del Preludio con quello descritto dalla Sand e del carattere iconico della nota ribattuta.
L'episodio accadde introno al 4 Gennaio 1839.
L’insistere della nota omofona La bemolle-Sol diesis, intermittente nella prima sezione, continua nella seconda, diviene elemento caratterizzante, appesantita dal raddoppio in ottava della nota ribattuta e da quelle più alte della melodia, più tetra che cupa, del basso, che non si modifica espressivamente nemmeno quando sembra schiarirsi una terza sopra, passando a tonalità più luminose, come il Mi maggiore ed il Si maggiore, in un’esplosione di enorme sonorità.
La prima sezione di grande semplicità, tutta mantenuta su di un tono sommesso, appena un po' modulato fra Tonica e Dominante, è ripresa nella Terza sezione dove il clima espressivo non può però più essere identico a quello di partenza, ormai contagiato infatti dall'allucinazione centrale.
(da Gastone Belotti, Chopin, ed. EDT, 2010)