Quella domandina ha un peso tutto suo.
Per esempio diceva il cardinal Colombo, questa domandina, a seconda di come viene posta e di come le si risponda “ha funzione determinante di fronte alla gioia delle persone”.
Sempre lui ci dice che dire di qualcosa o di qualcuno che è questo piuttosto che quest’altro, ‘norma’, cioè descrive come poi ci comportiamo al riguardo.
Che uno possa sentirsi (e probabilmente esserlo davvero) una certa persona, realtà, urgenza e di fatto scoprire che poi, nella quotidianità, nessuno così ci consideri, è esperienza quotidiana per tutti.
Non solo per l’idraulico che, oltre a riparare i tubi, posta ogni giorno un’immagine con relativo pensierino su whatsapp. Pensierini che stamattina suonavano così:”coltivo momenti di tristezza che servono ad attivare l’indifferenza necessaria per la mia sopravvivenza”.
Se è vero che l’idraulico è una persona come tutti noi (anche se, quando hai il bagno allagato e lo chiami e lui indugia alquanto, umano non parrebbe) qui si vede che l’idraulico, tra un rubinetto che perde e uno scarico intasato, coglie perfettamente la sostanza metafisica del vivere, quindi esprime tutti noi. Pur essendo così dedito a lavandini e scaldabagni.
E noi, io, ho da imparare dai suoi post.
Quando invoca l’indifferenza l’idraulico invoca una barriera difensiva. Anche se il metodo scelto (e io gliel’ho scritto, sempre su whatsapp...) cioè la tristezza, non è affatto segno di distacco da chi mortifica il bello che è in noi, bensì ne denuncia la spasmodica attesa.
Non sentirsi vissuti per quello che noi, invece, sappiamo di vivere vivendo...
Tutta una questione di metafisica.
Anche se ci dicono che andare in vacanza risolverebbe tutto.
Invece è metafisica.
L’idraulico non lo sa, ma ha un gemello che va per i muri di Milano ad appendere poesie” di strada”.
Pure, infatti, su questi foglietti appiccicati tra una macchia di unto e un mattone sbreccato, sprizza una quantità immane di metafisica.
Trovata su un foglio appeso ad un angolo di via Mora, Milano:
“Fui carbonio, ora son diamante. Brillo come tale, ma mi infrango come vetro.
Sono incompreso da chi mi ha compresso.
Estendo - fin dove posso - il mio riflesso.
Rubatami la luce mi spengo nel buio tetro”.
Quanti pezzi di carbonio in città in attesa che qualcuno torni a vederci il diamante che sa di essere!
Perchè questo accada e cessi l’insulto cordiale e reciproco che ogni sguardo estraneo, posandosi su di noi, invariabilmente arreca, ci vorrebbe un po’ di verità su questa terra.
Ecco che però in noi si mette a parlare Nietzsche...
Avendo appunto a che fare con la metafisica, ci dice Nietzsche, la verità è collocata sul sentiero opposto a quello che invece ci potrebbe dare pace e felicità.
È un addio alla prerogativa principale dell’essere uomini: la ragione.
Egli ovviamente con questi termini intende la quiete cadaverica, che, secondo lui , la gente otterrebbe, una volta accettata la sconfitta a capire, dalla fede.
E si ritorna giocoforza ai post dell’idraulico...
La ragione infatti, è esperienza diffusa, volendo definire la verità delle cose, non avendole però lei create, prende volentierissimo degli svarioni incredibili.
E ahimè!, è poi la gioia che svanisce in un nanosecondo dall’orizzonte di chi quasi la teneva stretta in mano...
Non resta che pubblicare post sull’indifferenza...
Quanto animava l’intenzione delle lezioni sotto l’Equatore, altro non era che il desiderio di un po’ di gioia.
Cioè, sfacciatamente, di verità.
E, a quanto ho rilevato, laggiù, anche senza aver praticato san Tommaso, le coordinate per scoprirla sono molto ovvie e a portata di mano.
Lo erano, per lo meno, per il giovane keniota che, osservando la lavagna dove avevo “spartito” lo spazio in parti uguali tra le definizioni di cosa è un uomo e come quindi definire il suo bene, mi ha chiesto sconcertato dalla mia banalità: ”Ma come mai quando parli dell’uomo distingui quello che è dal bene che può fare? Essere uomo è farlo e basta, no”?
Eravamo, è vero, sotto l’Equatore.
Migliaia e migliaia di chilometri dalle nostre latitudini.
La Libertà che è la terza ed ultima parte apparirà con l’ultima pubblicazione prima della pausa che ci prenderemo nel mese d’agosto.