Vidi un Angelo forte che proclamava a gran voce:” Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli”?
Ma nessuno né in cielo né sulla terra, né sottoterra era in grado di aprire il libro e di leggerlo.
Io piangevo molto perché non si trovava nessuno degno di aprire il libro e di leggerlo”.
E ancora, e ancora, e ancora: “Io piangevo molto perché non si trovava nessuno degno di aprire il libro e leggerlo”
In alcune occasioni la distanza temporale e geografica si azzera e ti ritrovi a Patmos, sul finire del I secolo d.C.
Non ti hanno ancora esiliato per la tua fede come capitò allora a Giovanni, ma i martiri e la terribile situazione, della Chiesa innanzitutto, ma dell’umanità in genere è la medesima.
Qualcuno che apra i sigilli, no, non lo si trova.
E come leggere le parole che ci dicono chi siamo, il senso di quello che facciamo ed è un ‘impresa ardua e disperata.
Io piangevo molto: è la condizione umana davanti a tanto sentire quotidiano.
Un piangere quando, a causa della nostra quotidiana insipienza, siamo impediti, resi inetti, ad aprire il libro, i suoi sette sigilli.
Il libro del senso della Vita.
Io piangevo molto: a sentire che sono 9 i miliardi di dollari gettati in una sola stupida notte di Halloween.
Io piangevo molto: quanti giovani avrebbero potuto vedersi azzerare il bisogno tragico di imbarcarsi sui luridi barconi che battono la rotta della morte nel nostro bel mare?
9 miliardi per provare paura. Come se i motivi, quelli veri, di provar paura mancassero.
Per insegnare ai piccoli a ricattare i grandi, con la pura e semplice minaccia trick or treat.
Per consentire al buio, al mondo dei morti, di non riposare in pace.
Ma di essere pacchianamente e paganamente riacciuffati dal luogo in cui vogliono e devono stare.
Per irridere la vita, infine.
Io piangevo molto: non c’è altro da fare, quando passando a lato di un parcheggio vedi - dietro il vetro del finestrino - un braccio affiorare da un piumone a fiori su un sedile allungato e - allineati sul cruscotto - come su un normale pensile da cucina, pentolini, piatti di carta, coltello e forchetta dentro un bicchiere di vetro.
È non un’auto, ma una casa. Una casa di un senzacasa.
Magari si era fidato di qualcuno e ora, eccolo lì, nel monolocale - abitacolo di un’auto scassata.
Io piangevo molto: non trovo infatti più il filo.
Il filo che unisce parole non dette ad una vita non vissuta.
Come il gabbiano, nel fiume, lontano quindi da dove madre natura lo avrebbe fatto per stare e cacciare - il mare sconfinato - che si ingolla, con denti che non ha mai avuto in sorte, ridicolmente, un enorme pezzo di pane davanti ad un’anatra chiattona che lo insegue, convinta di poter competere –anche lei ha fame-.
Ma lei è chiattona e il gabbiano, dopo averle girato attorno un paio di volte, spiega le ali e vola in alto, col suo pezzo di pane.
Io piangevo molto: prima o poi il settimo sigillo cederà, il volume verrà aperto del tutto e qualcosa accadrà quando in chiesa, una qualunque domenica mattina, ci diranno - come niente fosse - che i catechisti della diocesi svilupperanno come argomento del catechismo lungo l’anno, il dialogo interreligioso! Ma il catechismo non serviva ad imparare i contenuti della fede (di quella cattolica romana)? Il dibattito con le altre religioni (che già imperversa nelle ore di religione a scuola, dove si fa cultura religiosa più che religione) può sostituire la conoscenza della propria fede?
È già tramontato quello che solo nel 2012 diceva nel bellissimo scritto Porta Fidei, Benedetto XVI? E’ già tutto dimenticato circa il fatto che “I cristiani non di rado si danno maggior preoccupazione delle conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune, mentre questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso perfino negato?”
E quanti sigilli trattengono i nostri occhi del corpo e della mente dal capire che “la conoscenza dei contenuti della fede è essenziale per dare il proprio assenso, cioè per aderire pienamente con intelligenza e volontà a quanto la Chiesa ci propone?”
E chi leggerà per noi tra le pagine avvoltolate del Libro del senso della vita, che ”pagina dopo pagina nella struttura del ‘Catechismo della Chiesa cattolica’ si scopre che quanto viene presentato non è una teoria ma l’incontro con una Persona. Persona che vive nella Chiesa?”
All'anatra chiattona non resta che guardare allontanarsi il gabbiano infoiato a rubare pane marcio nel suo fiume. Lei che, così in alto, forse non volerà mai.
Ma il cielo - lei, l’anatra - ce l’ha esattamente dentro il cuore.
E, senza bocconi spazzatura, si sazierà.
(immagine: Cripta del Duomo di Anagni, XI secolo)