E del relativo dolore che, appunto per essere un legame, si vive nella famiglia.
El breve volgere di due giorni ho parlato di legame familiare con due personalità distinte: l’idraulico e un'amica la cui madre mentre si andava spegnendo, lì nel suo letto d'ospedale, stringendole spasmodicamente la mano le implorava: "Ti prego non lasciarmi morire".
Copio quanto avevo fermato per scritto sia riferendomi all'uno che all’altra.
E per oggi va cosí.
"Sull'onda del più radical chic main stream, i figli, anche in ambienti cattolici, hanno ricevuto solo input a tagliare la corda e a concepirsi come atomi scagliati nell'Universo, atomi che non devono render conto di nulla a nessuno, tranne ai propri comodi.
Stamattina c'era qui l'unico idraulico che non fosse solo un azzeccagarbugli che ho conosciuto da quando vivo qui. È un misto di albanese/siciliano.
Parla in un modo strano, per cui pensavo fosse albanese, invece oggi mi ha detto che suo papà vive lontano, cioè a Milazzo.
Comunque, siccome si è messo a parlare della Pasqua e della famiglia, ha sentito che io ero sola a Pasqua e allora continuava a darmi suggerimenti per far venir giù i miei figli: darmi malata, oppure dire che me la godo troppo... e via inventando... un vulcano di ingegno degno da commedia dell'arte.
Io gli ho detto che a me piace che la gente mi cerchi solo perché ha piacere di incontrarmi, non perché riesco ad accalappiarla, e a questo punto si è fatto serissimo e mi ha detto che avevo ragione.
Mi ha detto che i genitori sono la cosa più importante che ognuno di noi abbia, che sua moglie fa sempre telefonare ai suoi bambini ai nonni, che i genitori hanno fatto tanti sacrifici per noi e non è giusto metterli in disparte e via discorrendo su questo tono squisitamente etico e corretto. Io, a questo punto, gli ho detto: "Sì, perché noi non siamo animali. Noi siamo uomini, e dobbiamo vivere ad un gradino più su degli animali, che ci piaccia o no. Gli animali si riproducono, svezzano la prole e poi è la prole stessa che, quando non ha più bisogno di essere accudita, si gira e se ne va per i fatti suoi. E per i genitori questo è del tutto normale: si girano e se ne vanno da un'altra parte anche loro. Noi però siamo persone e le persone, oltre all'utilità reciproca nello stare assieme, hanno un'altra cosa. Una cosa che si chiama legame, È questo che tiene assieme le persone di una famiglia. È una cosa da uomini, il legame, non da animali".
Lui è rimasto un po' in silenzio, poi, sulla porta di casa, dirigendosi all'ascensore, si è fermato sul pianerottolo, si è girato e mi ha detto: "Noi non siamo animali!" Questa frase è troppo giusta. E io me la voglio ricordare. Mio padre - da Milazzo - non mi chiama mai, ma io lo vado a chiamare adesso, perché io ho bisogno di lui".
Così si è inabissato nelle ante dell'ascensore.
"Carissima, la mamma si aggrappa a noi per non lasciarsi sfuggire la vita, lei che a noi la vita l’ha data. Essere mamma in senso fisico è un grande mistero che travolge la donna a cui è concesso di diventarlo, anche se, tra babbucce, pannolini e pappette, non se ne rende conto più di tanto. Però essere mamma è dare la vita nientemeno.
E quando una mamma sente la vita sfuggire, umanamente, non può che chiederla a chi lei l’ha donata. Ma la vita, quella vera, non è un fatto di carne e di sangue innanzitutto. E nessuno la dona veramente come nessuno ce la può togliere veramente. Fa impressione scoprire che quel che tiene unite cose e persone, ricordi e affetti, è i finitamente più grande che il nostro povero DNA: è l’amore di Cristo. E se tutto va come è venuto, cioè per grazie e mistero, ancor di più ora che Lui è risorto tutto si tiene e nessuno deve più sentirsi come un atomo scagliato e sperduto nell’Universo. Ce lo ricordava papa Benedetto".
(immagine: Sopra la città– Marc Chagall –1918)