La nuova sinodalità viene ampiamente definita un “processo”. Quando la Commissione teologica internazionale ha cercato di descriverla, ha utilizzato espressioni che indicano appunto un processo: “stile” di vita, “modo di vivere e operare”, “processi e strutture”, “eventi”. La stessa cosa avviene da parte dei teologi: “camminare insieme”, “riunirsi in assemblea”, “ascolto reciproco”, “dialogo”, “discernimento comunitario”, “creazione del consenso”, “assunzione di una decisione”.
Alla sinodalità come processo viene anche assegnato il compito di precisare la nozione stessa di sinodalità. La sinodalità sarebbe un processo che alimenta una progressiva presa di coscienza nella Chiesa di cosa sia la sinodalità. Filosoficamente si dovrebbe dire che si tratta di un processo storico-dialettico, tipicamente hegeliano: la sinodalità non come qualcosa che ha una storia, ma come qualcosa che si fa nella storia. Sarà la storia della sinodalità o, meglio, la sinodalità come storia, a dirci cosa sia la sinodalità. Cosa essa sia lo diranno gli eventi. Molti stanno cercando nella Scrittura, nella storia della Chiesa e in quella delle altre confessioni cristiane, spunti che possano costituire dei “precedenti” di nuova sinodalità, ma si tratta appunto di spunti, spesso equivoci e impropri, non di definizioni. Una dottrina sulla sinodalità non esiste. Del resto, ad essere più precisi, al sinodo sulla sinodalità non viene nemmeno chiesto di definire questa dottrina, ma di vivere un processo nei cui eventi la sinodalità si mostrerà come qualcosa che “si edifica strada facendo, ma a partire dalla base”. Sta qui il carattere sovversivo della nuova sinodalità, il suo essere “senza forma” o, come è stato scritto, un Vaso di Pandora.
Queste osservazioni ci dicono che una prima categoria di pensiero presente nella visione della nuova sinodalità è quella del tempo: la storicità. Manca un accostamento al tema di tipo metafisico. La sinodalità è detta un camminare, un mettersi in moto, un attraversare il tempo, un vitalismo… e gli eventi di questo camminare sono sia materiali che di coscienza ecclesiale nello stesso tempo, dato che, modernisticamente, la novità degli eventi fa tutt’uno con la novità delle acquisizioni della coscienza ecclesiale sicché la Chiesa non sa cosa è. Il senso del camminare insieme non è dato fin dall’inizio e non è segnato dal fine da raggiungere, ma emerge nel tempo e dal tempo. Cosa la sinodalità sia non lo si saprà mai definitivamente, perché essa è costitutivamente processo vitale. Garrigou-Lagrange negli anni Quaranta del secolo scorso diceva che per la Nouvelle Tehéologie una teologia che non sia più attuale è da considerarsi una teologia falsa. Lo stesso possiamo dire per la nuova sinodalità: la vera sinodalità sarà quella di volta in volta attuale.
Alla sinodalità come processo viene anche assegnato il compito di precisare la nozione stessa di sinodalità. La sinodalità sarebbe un processo che alimenta una progressiva presa di coscienza nella Chiesa di cosa sia la sinodalità. Filosoficamente si dovrebbe dire che si tratta di un processo storico-dialettico, tipicamente hegeliano: la sinodalità non come qualcosa che ha una storia, ma come qualcosa che si fa nella storia. Sarà la storia della sinodalità o, meglio, la sinodalità come storia, a dirci cosa sia la sinodalità. Cosa essa sia lo diranno gli eventi. Molti stanno cercando nella Scrittura, nella storia della Chiesa e in quella delle altre confessioni cristiane, spunti che possano costituire dei “precedenti” di nuova sinodalità, ma si tratta appunto di spunti, spesso equivoci e impropri, non di definizioni. Una dottrina sulla sinodalità non esiste. Del resto, ad essere più precisi, al sinodo sulla sinodalità non viene nemmeno chiesto di definire questa dottrina, ma di vivere un processo nei cui eventi la sinodalità si mostrerà come qualcosa che “si edifica strada facendo, ma a partire dalla base”. Sta qui il carattere sovversivo della nuova sinodalità, il suo essere “senza forma” o, come è stato scritto, un Vaso di Pandora.
Queste osservazioni ci dicono che una prima categoria di pensiero presente nella visione della nuova sinodalità è quella del tempo: la storicità. Manca un accostamento al tema di tipo metafisico. La sinodalità è detta un camminare, un mettersi in moto, un attraversare il tempo, un vitalismo… e gli eventi di questo camminare sono sia materiali che di coscienza ecclesiale nello stesso tempo, dato che, modernisticamente, la novità degli eventi fa tutt’uno con la novità delle acquisizioni della coscienza ecclesiale sicché la Chiesa non sa cosa è. Il senso del camminare insieme non è dato fin dall’inizio e non è segnato dal fine da raggiungere, ma emerge nel tempo e dal tempo. Cosa la sinodalità sia non lo si saprà mai definitivamente, perché essa è costitutivamente processo vitale. Garrigou-Lagrange negli anni Quaranta del secolo scorso diceva che per la Nouvelle Tehéologie una teologia che non sia più attuale è da considerarsi una teologia falsa. Lo stesso possiamo dire per la nuova sinodalità: la vera sinodalità sarà quella di volta in volta attuale.
Stefano Fontana