"Ed ecco la mia vita
Giunta sino all’orlo
Come un vaso d’alabastro
Infrango innanzi a Te
"

Boris Pasternák

La sensazione che nulla di nuovo accada mai sotto il sole è sconfortante, ma lo è ancor di più trovare sempre coinvolti in queste vicende personaggi che, pur provenendo da diversissime origini (cristiane/movimentiste) sono irrimediabilmente impegnati a ruotare in decadenti e squallide orbite berlusconian-corruttive.
La tesi - brillantemente sposata dal fondatore di Mediaset e del partito corrispondente - è quella che tutto ciò che non è esplicitamente vietato per legge, sia lecito, cioè legittimo.
Tesi che ha fatto, e purtroppo fa, scuola anche per i sedicenti cristiani impegnati politicamente.
Ideali di cambiamento del sociale a partire da un'ipotesi di verità come quella cristiana, sono sbandierati per ottenere consenso in termini di voto e poi barattati con rendite da piccole lobbies.
La tristezza del presente si combatte anche capendo il passato.
Qui la parte conclusiva (ma molto importante anche tutta la parte che precede) di una lezione tenuta da Stefano Fontana, presidente dell’Osservatorio di Dottrina sociale della Chiesa Van Thuan.

"Quando nel 1919 nacque il Partito Popolare, superando definitivamente il non expedit, i cattolici elaborarono un programma – "ai liberi e forti" – che sottoponeva a critica la visione moderna dello Stato, pur se in modo non completo. Durante il Ventennio, accanto ai vecchi popolari, nasce una nuova classe dirigente cattolica che, invece, cominciò ad accettare questo tipo di Stato, soprattutto sulla scia delle opere politiche di Maritan e all’interno dell’Azione cattolica di cui era assistente mons. Montini. Questa nuova classe dirigente, che ancora nel “Codice di Camaldoli” del luglio 1943 esprimeva la visione cattolica classica dello Stato, si distingueva rispetto ai vecchi popolari e, una volta giunta al potere non applicò quei principi. Dopo la guerra, quando nel frattempo era nata la Democrazia cristiana, Sturzo tornò dal lungo esilio in Francia e in America e criticò aspramente l’adesione del partito cattolico allo Stato moderno accentratore, mentre invece Giorgio La Pira invitava a “non avere paura dello Stato”. Il ministero delle partecipazioni statali e l’IRI avrebbero dato purtroppo ragione a La Pira più che a Sturzo. Non c’è dubbio che i governi della Democrazia cristiana assunsero in proprio quella visione di Stato che in precedenza era stato sempre contestato. Posiamo dire che in questo modo i cattolici siano stati traghettati proprio in quella forma di Stato che, agli inizi della Dottrina sociale della Chiesa moderno, essi avevano condannato.
Un momento importante di questo nuovo statalismo cattolico fu rappresentato dal pensiero di Giuseppe Dossetti e dal dossettismo politico, improntato, almeno inizialmente alla “nuova cristianità” di Maritain. L’adesione alla Costituzione e al nuovo Stato repubblicano fu da lui considerato un dovere assoluto e precedente alla fede cattolica, quale esempio di secolarizzazione ormai giunta a maturazione e momento di incontro con il comunismo italiano che, contemporaneamente, si sarebbe liberato del proprio ateismo.
Vorrei tornare ora, in conclusione, ad alcune riflessioni del grande giurista tedesco Carl Schmitt. Lo Stato liberale e parlamentare, lo “Stato di diritto” che, secondo molti, deriva dalla filosofia di Locke e che rappresenterebbe un’eccezione al carattere totalitario dello Stato moderno, secondo Schmitt è ugualmente partecipe di questo carattere. Anche esso deriva dal Leviatano di Hobbes. Il punto è fondamentale per capire lo Stato parlamentare di oggi, anche italiano. Lo Stato moderno è neutrale rispetto a contenuti e a verità, dato che in esso la legalità coincide con la legittimità”.