"Ed ecco la mia vita
Giunta sino all’orlo
Come un vaso d’alabastro
Infrango innanzi a Te
"

Boris Pasternák

Si tratta di uno studio molto documentato ed esposto in modo brillante sulla natura, l’ideologia e i programmi di un grande centro di potere globale come il World Economic Forum di Davos fondato da Klaus Schwab, il pifferaio. Non è però solo una cronaca o una fotografia, non è solo una descrizione compilatoria di cosa sia il Forum e un elenco dei suoi interventi sulla scena mondiale. Tutte questi aspetti ci sono, ma non esauriscono gli interessi di Milano, che vuole andare più a fondo e capire il modello di “nuovo mondo” verso il quale il pifferaio vorrebbe trascinare gli Stati, le nazioni e le società. Il libro, così, non è dedicato solo a conoscere Davos ma ha un raggio di analisi molto più ampio che ci permette di capire l’oggi ma soprattutto il domani. Questo viene fatto con preoccupazione per molti possibili processi futuri ma senza disperazione, con lucidità circa l’utilizzo dei giusti criteri di giudizio e di valutazione che Milano trae dal corretto uso della ragione naturale – quindi del realismo e del buon senso da intendersi come “senso comune” – e dalla Dottrina sociale della Chiesa che egli conosce molto bene. Il quadro che ne esce – devo dirlo senza timore – è molto preoccupante, ma proprio questo costituisce la ricchezza del libro, che non teme di vedere la realtà per permettere interventi correttivi non marginali. Se il nuovo mondo progettato da Davos è inquietante, bisognerà attingere fino in fondo ad energie di verità e di giustizia per contrastarlo e correggerlo.
Il libro ha una struttura molto efficace. È diviso in capitoletti non troppo lunghi e alla fine di ognuno di essi l’autore propone una sintesi riassuntiva di quanto detto. All’inizio c’è una doverosa informazione su cosa sia il Forum di Davos. Qui il lettore che non sia addentro al problema rimane stupito dalla enorme concentrazione di potere concentrata nella Community di Davos che, alla fine, rimane un ente, diciamo così, del privato-sociale, ma che costituisce una “rete” globale di società e di persone capaci di esercitare una enorme influenza sulla politica, l’economia, la finanza e la cultura. Si tratta senz’altro di una espressione del Deep State, perché questa influenza sulla politica globale, avviene spesso sotterraneamente mediante la rete dei contatti, ma nello stesso tempo i dati della potenza di Davos si possono desumere semplicemente dal suo sito internet.
Dopo aver presentato “i protagonisti”, Milano ripercorre il perseguimento del Great Reset durante il biennio Covid, che Schwab considerava nei suoi scritti come la grande occasione per la svolta e la radicale ristrutturazione del mondo. Illustra quindi la “grande narrazione” che è stata predisposta, massicciamente diffusa e sostanzialmente imposta come nuovo Verbo, per arrivare a mostrare la coincidenza di tutto ciò con gli obiettivi ONU del 2030 sullo sviluppo sostenibile. L’autore sottopone tutto questo processo a sostanziale critica, mostrando come dietro vi sia prima di tutto una errata concezione dell’uomo ed evidenziando poi la singolare convergenza di liberalismo e capitalismo in tutti questi passi compiuti. Milano parla di un “socialismo liberale” e, quando entra nel campo specifico di sua competenza, ossia nell’economia, parla di “socialismo finanziario”, come un sottoprodotto del socialismo liberale. Il lettore apprende così che negli anni recenti il mondo è stato organizzato e guidato a priori, che gli interventi dei poteri sono stati coordinati, che le stesse categorie mentali e di pensiero sono state sottilmente imposte affinché il grande cambiamento fosse non solo accettato ma addirittura richiesto dagli stessi cittadini che ne sono state e ne saranno le vittime. Non c’è nessuna dietrologia e nessun complottismo in questa analisi di Milano, ma la spiegazione precisa e sobria di quanto è avvenuto e del perché è avvenuto, come monito verso quello che potrebbe venire. Con questa stessa precisione e sobrietà egli accenna anche a qualche intervento dell’autorità ecclesiastica cattolica troppo condiscendente verso la “grande narrazione” del pifferaio di Davos, soprattutto nel campo della cosiddetta “transizione ecologica” e nell’accettazione della inaccettabile tesi del cambiamento climatico antropico, inconsistente dogma del Great Resetdalle terribili conseguenze sulle economie e sulle società
Questa prima parte è “di quadro” ed è la più importante per la comprensione dell’ideologia che anima il Great Reset. La seconda parte è analitica ed esamina come il Nuovo Inizio viene attuato nei diversi ambiti, dalla finanza all’energia, dall’auto alla casa, dal cibo ai consumi … Importantissime le analisi di tre ambiti particolari e decisivi: Il Grande Reset della famiglia, quello della società e quello dell’uomo. Perché il progetto Davos non riguarda solo l’economia o la politica. Si tratta di un progetto molto più ambizioso: la riplasmazione della realtà secondo intenti e metodologie gnostiche, la creazione di un “nuovo Adamo” dai connotati transumani.
Dicevo che il quadro che emerge dal libro è inquietante. Una “grande narrazione” ci induce tutti a pensare nello stesso modo e occulta il vero volto della realtà, si va verso un sistema dirigistico e di controllo pianificato e pervasivo, si crea un clima costante di paura, si riduce l’umano al piano orizzontale, si crea una società palliativa deresponsabilizzante in cui tutti sia considerati “malati”. Dalla lettura del libro però emergono anche gli antidoti che Milano raccoglie soprattutto nell’ultimo capitolo dedicato al “Grande risveglio”.

(immagine: prima di copertina del libro "Il pifferaio di Davos")