"Ed ecco la mia vita
Giunta sino all’orlo
Come un vaso d’alabastro
Infrango innanzi a Te
"

Boris Pasternák

Sono andata pellegrina in un luogo dove ormai da 43 anni accadono cose inspiegabili con la sola ragione umana, e ne torno con stampate nella memoria essenzialmente due immagini: il volto improvvisamente di vecchia di una bambina che sostiene con totale disincanto senza la minima emozione di non avere un padre, e un arcobaleno a 180 gradi dipinto - con tutti i colori dell’iride - nel cielo che copre la grande spianata con esposto il Santissimo Sacramento.
Eppure, entrambe mi hanno riempito mente e cuore e me ne danno il senso.
Il senso nasce dalla contemplazione di cosa voglia dire la realtà, che di senso non ne ha - di migliaia di individui laqualunque, mentre questa li trasforma in folla che chiama a tutta voce una speranza.
Un senso come ferita.
Ferita quella di chi si ritiene capitato su questa terra ‘senza un padre’, considerandolo un fatto normale (“un padre ce lo abbiamo tutti” - avrei voluto dire alla piccolina - “tutt’al più non vive con voi, non vuole più la mamma e forse nemmeno te, ma un papà anche tu ce l’hai, come ce lo abbiamo tutti”) e ferita quella dell’inconfessata attesa.
Tutti attendiamo e imploriamo di poterci stupire e altro non era - dopo una leggera ma insistente pioggerella - lo ‘ohhhh’ di stupore sorto corale e spontaneo da tanta gente infagottata dall’impermeabile e dalle proprie miserie.
Accade dentro il recinto di un luogo dove anni fa, a sei ragazzi in Erzegovina, appariva la Madonna, Regina della pace.
Un luogo che non cessa d’attrarre la più varia umanità, carica di speranza di guarire. Ma di cosa guarire? Se anche la gente lì giunta non lo sa, di una sola cosa - al di là degli acciacchi, delle cartelle cliniche nefaste e delle sedie a rotelle - la gente vorrebbe guarire: dal peso e dal male di vivere.
Peso e male che ognuno di noi rappresenta per sé stesso.
Infatti, anche se, osservando qualche foto stinta dal tempo, indubbiamente tutti noi possiamo constatare che un padre ce lo abbiamo, nella realtà nessuno ne vuole più uno. Soprattutto quell’Uno, quel Padre, nel quale ci muoviamo respiriamo ed esistiamo.

(immagine: Medjugorje)