"Ed ecco la mia vita
Giunta sino all’orlo
Come un vaso d’alabastro
Infrango innanzi a Te
"

Boris Pasternák

Trovo impressionante questo alito di verità ascoltando finalmente una versione non manipolata dai media servi della Nato come siamo abituati a sentire. E altrettanto impressionante la fotografia esatta che fa Putin dell’Europa e della posizione in essa dei nostri politici. Pochi giorni dopo la figura fatta dalla Meloni ne sarà l’illustrazione perfetta.


“Il mondo cambia rapidamente. La situazione globale non sarà come prima, né nel campo di una politica mondiale, né in economia, né per quanto riguarda la concorrenza tecnologica.
Sempre più ogni Stato cerca di rafforzare la propria sovranità, autosufficienza, identità nazionale e culturale. I paesi del Sud del globo e dell’Est si collocano al primo posto mentre l’importanza dell’Africa e dell’America latina aumenta. Già ai tempi dell’URSS si teneva conto dell’importanza di queste regioni del mondo, ma oggi la dinamica è totalmente differente. Trasformazioni importanti stanno accadendo in Eurasia accelerando progetti di integrazione di più ampia portata che sono ormai attivamente in opera.
È esattamente sulla base di questa nuova realtà politica ed economica che va delineandosi oggi un nuovo ordine mondiale multipolare e multilaterale che -  malgrado tutti i tentativi di artificiale unificazione tentati da alcuni - è organicamente inerente all’umanità.
Vediamo ció attraverso l’interesse crescente per il lavoro dei Brics, gruppo fondato su una cultura specifica del dialogo e della fiducia, di uguaglianza sovrana dei partecipanti e di reciproco rispetto.
Ci auguriamo fortemente che un dialogo simile si sviluppi all’interno dell’ONU, soprattutto su un argomento fondamentale e vitale per tutti come quello della creazione di un sistema di sicurezza unitario.
Starebbe a dire che occorre affermare il principio secondo cui, nelle questioni mondiali, la sicurezza di taluni non possa essere assicurata a detrimento di quella altrui.
Voglio ricordare che alla fine del XX secolo, al termine di un lungo periodo di confronto militare ed ideologico intenso, la comunità mondiale aveva un’occasione unica di costruire un ordine affidabile e equo in materia di sicurezza. Per questo non occorrevano grandi cose, semplicemente la capacità di ascoltare il parere di tutte le parti in causa e la reciproca volontà di tenerne conto.
Il nostro Paese era orientato assolutamente
in questa direzione.
Tuttavia, un altro approccio ha prevalso.
Le potenze occidentali, guidate dagli Stati Uniti, hanno stimato che avendo vinto la guerra fredda, erano in diritto, loro da sole, di decidere l’organizzazione del mondo.
Questa visione delle cose si è manifestata praticamente nel manifesto progetto di espansione illimitata - in termini di spazio e di tempo - dell’Alleanza Atlantica del Nord, nonostante altre idee potessero esserci per assicurare la sicurezza europea.
In risposta a nostre legittime domande abbiamo dovuto ascoltare delle scuse secondo cui nessuno aveva intenzione di invadere la Russia e che l’espansione della NATO non era diretta contro la Russia.
Le promesse fatte all’Unione sovietica prima, alla Russia poi, sul finire degli anni Ottanta e all’inizio degli anni Novanta di non includere nuovi membri nell’Alleanza è stata semplicemente gettata nell’oblìo.
Quando vi se ne ricordava, era con un sorriso ironico, citando il fatto che queste promesse erano state fatte puramente a voce, dunque non impegnative realmente.
Per tutti gli anni Novanta noi non abbiamo mancato di sottolineare costantemente l’errore inerente alla via scelta dalle élites occidentali, non solo criticando e avvertendo, ma proponendo praticamente opzioni e soluzioni alternative e costruttive, sottolineando sempre l’importanza di sviluppare un meccanismo di sicurezza europea e mondiale che convenisse a tutti egualmente.
Tengo a sottolinearlo: a tutti.
L’enumerazione di iniziative che la Russia ha proposto in quegli anni occuperebbe un intero capitolo.
Ma ogni nostro tentativo di ragionare, di spiegare, di persuadere, di prevenire i nostri interlocutori, nonchè tutte le nostre domande non hanno mai ricevuto risposte.
I paesi occidentali, convinti non solo della loro ragione come giusta, ma soprattutto della loro forza e della loro capacità e diritto di imporre qualunque cosa al resto del mondo, hanno sistematicamente ignorato tutte le opinioni altrui.
Ormai è evidente che il sistema occidentale, proclamato come l’unico capace di assicurare prosperità e sicurezza in Europa, non funziona.
Ricordiamo qui la tragedia dei Balcani.
(…)
In seguito lo stesso metodo è stato applicato a varie parti del mondo, come sappiamo bene tutti: Iraq, Siria, Libia, Afghanistan, ecc.
E ovunque non di è causato altro che un aggravarsi dei problemi esistenti, milioni di vite spezzate, distruzioni di paesi interi, disastri umanitari e sociali come frutto assieme al proliferare di enclaves terroristiche.
In realtà nessun parse al mondo oggi è al riparo dall’aggiungersi a questa triste lista.
A due anni dal summit di Madrid , la NATO ha dichiarato che l’Alleanza ormai non si occuperá più solo della zona euro - atlantica, ma della regione Asia - Pacifico.
Come se là non sapessero cavarsela da soli.
Evidente a tutti che dietro tutto questo si cela il tentativo di aumentare la pressione sui paesi della regione della quale essi hanno deciso di frenare lo sviluppi.
E come sappiamo, in cima a questa loro lista, si trova il nostro Paese, la Russia.
In conclusione l’egoismo e l'arroganza degli Stati occidentali ci hanno condotto alla situazione attuale.
Situazione estremamente pericolosa.
Noi siamo indiscutibilmente vicini a un punto di non ritorno.
Gli appelli reiterati a infliggere una sconfitta strategica alla Russia, che possiede i più grandi arsenali di armi nucleari, esprimono bene l’avventurismo estremo dei politici occidentali.
Essi non riescono minimamente a comprendere l’entità della minaccia da loro stessi creata, oppure sono semplicemente ossessionati da una fede nella loro propria impunità e esclusività.
Una cosa come l’altra puó volgere alla pura tragedia.
La campagna di propaganda antirussa, alla quale partecipano personalità europee altolocate, è basata su speculazioni secondo cui la Russia tramerebbe di invadere l’Europa. Io ho più e più volte ripetuto - e non è necessario ripeterlo qui: si tratta di un’assurdità totale, semplicemente un pretesto per la corsa agli armamenti.
A tale riguardo mi permetto una piccola parentesi.
La minaccia per l’Europa non viene dalla Russia.
La minaccia vera per l’Europa consiste nella sua dipendenza critica e crescente, divenuta presso chè totale, dagli USA. In campo militare, politico, tecnologico, ideologico e dell’informazione.
L’Europa è sempre più ai margini dello sviluppo economico mondiale, immersa nel gran caos dei problemi migratori, privata ormai della sua autonomia a livello internazionale e di identità culturale.
Talora si ha l’impressione esatta che i politici europei temano piuttosto di cadere in disgrazia a Washington che di perdere la fiducia del loro proprio popolo, dei loro propri cittadini.
I politici europei accettano le umiliazioni, l’insolenza e gli scandali spionistici contro i dirigenti europei, mentre gli Stati Uniti li usano esclusivamente ai loro fini: li costringono ad accettare il loro costoso gas (il gas in Europa costa tre/ quattro volte più che in USA), o esigono dai paesi europei di aumentare l’invio di armi in Ucraina.
Impongono sanzioni a operatori economici europei stessi, senza il minimo imbarazzo.
Il ruolo dato agli europei è uno solo: investite là dove a noi serve, nell’acquisto di armi. Mentre loro usano i nostri soldi per le tecnologie militari di domani: droni moderni, lo spazio, sistemi di attacco basati su nuovi principi fisici.
Tutto ció non aumenta minimamente alcun potenziale europeo. Tanto peggio per l’Europa.
Forse sarà un bene per noi? certo questo è quanto.
Di certo questo messianismo aggressivo basato sull’autoconvinzione della propria esclusività, non farà che rinviare sempre di più ogni stabilizzazione a livello di relazioni internazionali.
(…)
Vorrei concludere dicendo che la crisi legata all’Ucraina non è un conflitto fra due Stati, ancor meno tra due popoli. Se fosse stato questo il caso, non vi è alcun dubbio che russi e ucraini, i quali condividono una storia e una cultura comune, dei valori spirituali, milioni di legami familiari, avrebbero trovato certamente un modo di risolvere le proprie questioni o divergenze.
Ma la situazione è un’altra: le origini di questo conflitto non si trovano in relazioni bilaterali. I fatti legati all’Ucraina sono frutto dello sviluppo mondiale ed europeo della fine del XX e inizio XXI secolo.
Le élites occidentali di cui più sopra ho parlato, stanno tentando di riorganizzare il mondo secondo un assetto geopolitico in cui Stati forti ed autosufficienti non hanno posto.
Esse stanno parlando di una pretesa decolonizzazione della Russia: è un tentativo di dare base ideologica alla suddivisione della nostra patria secondo criteri nazionalistici. A questo scopo l’Occidente mirerebbe a assorbire e guidare militarmente e politicamente i territori confinanti con noi.
Per trasformare l’Ucraina in una base avanzata contro la Russia hanno investito soldi, risorse, corrotto politici e partiti interi, riscritto la storia e i programmi educativi, sostenuto e protetto gruppi neonazisti e radicaleggianti. Hanno fatto tutto quanto in loro potere per spezzare i nostri legami e mettere i nostri popoli uno contro l’altro.
Difficile era condurre una politica più senza scrupoli di quanto fatto verso i territori del sud-est ucraino.
Territori che per secoli hanno fatto parte integrante della Russia storica. Là viveva e tuttora vive gente che - anche dopo la dichiarazione di indipendenza ucraina del 1991 - era a favore di relazioni amicali e strette con il nostro paese. Lì viveva e vive gente unita da lingua, cultura, tradizioni e memoria storica.
La posizione, i sentimenti, gli interessi e le voci di milioni di persone che vivevano bel sud est doveva essere tenuta da conto dai politici ucraini che ancora lottavano e utilizzavano la voce vera dell’elettorato. Ma pur non osando rompere del tutto con la Russia poichè chi viveva là pensava altrimenti, parlavano dichiarandosi europei, mentendo e manovrando in maniera scorretta. L’Occudente ha compreso che poteva attizzare i problemi esistenti pur avendo fatto molto per destabilizzare, questo avrebbe richiesto troppo tempo.
Non sono riusciti a deformare l’identità storica e la coscienza della maggioranza della gente del sud est nè a sradicare - compresi i giovani - i buoni sentimenti e la coscienza di una comunanza storica.
Ed è così che si è deciso di usare la forza, di spezzare la gente del sud est. E hanno deliberatamente e metodicamente programmato un colpo di Stato armato”.