Blaise Pascal
Da “LeProvinciali”
Scritte ad un provinciale suo amico
SESTA LETTERA,
Parla a Pascal un Gesuita:
“ (…)Nel Vangelo si dice: ”Date in elemosina il vostro superfluo”.
Eppure si può trovare il modo di dispensare le persone più ricche dal fare l’elemosina.
Vi sembrerà una contraddizione ma bisogna saper interpretare la parola ‘superfluo’.
Quasi mai qualcuno ne ha, s eben interpretata.
“Ciò che le persone del mondo risparmiano per innalzare il loro stato e quello dei propri parenti non si può chiamare ‘superfluo’; è per questo che difficilmente tra le persone potenti si troverà chi ha del superfluo e tanto meno tra i re”.
“I papi hanno scomunicato i religiosi che abbandonano l’abito e tuttavia i nostri 24 vegliardi così si esprimono :’In quali casi in realtà un religioso se si sveste dell’abito non incorrerà in scomunica?’
Ne riferiscono parecchie e in particolare tre:
-se l’abbandona per una causa vergognosa, come andare a borseggiare, o andare in incognito in luoghi di dissolutezza e reindossandola subito dopo”
Facevo fatica a credere tutto ciò così pregai il padre con cui discorrevo di mostrarmelo e potei vedere che il capitolo in cui stanno quelle parole è intitolato “Pratica secondo la scuola della Società di Gesù;Praxis ex Societatis Jesu Schola”
E lì lessi queste parole:’Si habitum dimittat ut furetur occulte, vel fornicetur’
E mi mostrò la stessa cosa in Diana in questi termini:’Ut eat incognitus ad lupanar’
Qual è il motivo padre-gli chiesi- per cui hanno tolto la scomunica in questi casi?
Non lo capite-mi disse?
Ma non immaginate che scandalo verrebbe fuori se un religioso fosse sorpreso in simili circostanze con l’abito di religioso indosso?
Non sapete dunque il modo in cui i nostri 24 in un capitolo della stessa Pratica spiegano la bolla di Pio V, Contra Clericos,ecc?
Non so nemmeno di cosa si tratti, gli dissi.
Non leggete dunque abbastanza Escobar, mi disse.
Quello che vi dicevo sta a pag.117. Guardatevelo pure da solo a casa vostra: vi troverete un bell’esempio del modo in cui si possano interpretare favorevolmente le bolle.
Andai a leggerlo a casa la sera stessa: ma NON OSO RIFERIVENE PERCHE’ E’ QUALCOSA DI SPAVENTOSO”
Il giorno dopo proseguì: ”Come avete visto l’altro giorno, nella maggior parte delle opinioni l’affermativa e la negativa hanno ciascuna alcune probabilità.
Non che il pro e il contro siano veri nello stesso senso, questo è impossibile; però essi sono insieme probabili e di conseguenza sicuri.
Tre papi , contrariamente alla mia opinione si sono espressi in un determinato modo? Io rispondo che essi hanno parlato in quel modo seguendo l’affermativa, la quale è effettivamente probabile anche secondo il mio giudizio; ma da ciò non segue che anche la negativa non abbia la sua probabilità”
E il padre Bauny a proposito di un argomento in cui si abbia un’opinione contraria a quella di un papa disse :”Ma che cosa ha a che vedere la censura di Roma con quella di Francia”?
Questi esempi dovrebbero bastarvi per vedere come , o mediante l’interpretazione dei termini, o con il rilievo di circostanze favorevoli, o infine mediante la doppia probabilità del pro e del contro, si riesce sempre a mettere d’accordo quelle presunte contraddizioni che prima vi stupivano, senza mai mettere in dubbio le decisioni della Scrittura, dei concili e dei Papi, come vedete”
Per ogni principio, reso probabile da anche un solo dottore, se è grave come noi diciamo, esso dapprima viene esposto al pubblico e lo getta come un seme perché metta radici.
In questo stato l’opinione è ancora debole; ma occorre che il tempo la maturi a poco a poco; è per questo che il Diana che di novità ne ha introdotte parecchie, dice ad un certo punto: ’Presento questa mia opinione; ma poiché è nuova la lascio maturare dal tempo, relinquo tempori maturandam’
Così in pochi anni la vediamo affermarsi a poco a poco; e dopo un tempo considerevole, essa si trova ad essere autorizzata dalla tacita approvazione della Chiesa secondo questa grande massima del padre Bauny:”Se un’opinione è stata avanzata da qualche casuista, e se la Chiesa non le si è per nulla opposta, è segno che l’approva”:
Da ciò il dotto Caramuel nella dedica al Diana della sua Teologia fondamentale, dice che ‘il grande Diana ha reso probabili molte opinioni che prima non lo erano, e che così, seguendolo, non si pecca più mentre prima si peccava: jam non peccant, licet ante peccaverint’
C’è invero molto da guadagnare padre, dissi io, a seguire i vostri dottori!
Il nostro scopo principale , disse il padre, sarebbe stato di non istituire altre massime se non quelle del Vangelo in tutta la loro severità; e se concediamo qualche rilassamento negli uomini è più per condiscendenza che per un tornaconto stabilito.
Vi siamo costretti!
Gli uomini oggi sono talmente corrotti che , non potendoli fare venire verso di noi, siamo per forza noi a dover andare verso di loro: altrimenti ci abbandonano.
Anzi possono fare di peggio, lasciarsi andare del tutto.
Ed è per trattenerli, che i nostri casuisti hanno studiato i vizi verso i quali le persone sono maggiormente inclini, al fine di stabilire massime tanto dolci, senza però offendere la verità, che, a non esserne contenti, si deve proprio essere difficili da accontentare!
Perché lo scopo primario della nostra Società, perseguito per il bene della religione, è di non respingere alcuno, chiunque possa essere, per non far cadere nella disperazione la gente.
Abbiamo così massime per ogni sorta di persone :per i beneficiari, per i preti, per i religiosi, per i gentiluomini, per i ricchi, per chi sta nel commercio, per chi ha gli affari che vanno male, per chi si trova nell0indigenza, per le donne devote e per quelle che non lo sono, per le persone sposate e per chi conduce una vita disordinata insomma nulla è sfuggito alla nostra preveggenza.
-Allora dissi :Ma qui sono in gioco le leggi stesse della Chiesa!
-E il padre rispose: Avete ragione, ma voi conoscete anche la bella massima dei nostri padri :’Le leggi della Chiesa perdono efficacia quando non si osservano più, cum jam desuetudine abierunt’, come dice Filiutius, to.2,tr.25,n.33.
NOI VEDIAMO MEGLIO DEGLI ANTICHI LE NECESSITA’PRESENTI DELLA CHIESA.